UNA STRANA MARCIA FA TAPPA AD ARVAIA

(e scopre il lato oscuro del tram…)

Di Antonella Selva

Lunedì 11 settembre un bizzarro ed eterogeneo gruppo di attivisti ambientalisti in marcia per denunciare i danni delle Grandi Operere Inutili e Imposte ha fatto tappa tra i campi di Arvaia.

In serata, tra filari, orti e piantate, per l’occasione popolate di inconsuete tende e amache, si è tenuta una interessantissima discussione con la biologa Daniela Conti, che ha messo in guardia sui cosiddetti nuovi OGM, ossia le inquietanti tecniche innovative di manipolazione genetica delle piante – attenzione: innovative in quanto “tecniche” (più “mirate” che in passato, si sostiene), ma figlie di una scienza vecchia, anzi obsoleta, ancora prigioniera di una visione deterministica del DNA, ignorando volutamente le scoperte sulla profonda interazione tra codice genetico e ambiente che plasma gli organismi viventi.

Si trattava dell’evento conclusivo della tappa bolognese, durata quest’anno ben tre giorni (sui 10 totali della marcia), in ragione dell’impotanza strategica della lotta contro il progetto di allargamento fino a 18 corsie del cosiddetto passante, l’asse A14-tangenziale che attraversa la periferia nord della città (non a caso dove sorgono i quartieri più popolari).

I marciatori sono arrivati nei campi di Arvaia dopo una giornata di cammino dal campeggio ostinato e ostile (parchi Harris e Virginia Woolf, in zona Corticella-Arcoveggio, destinati a soccombere sotto le nuove corsie) costeggiando il tracciato autostradale, guidati da Wu Ming 2 per il suo terzo Trekking No Passante.

Lo scrittore ha puntato l’attenzione sugli ettari ed ettari di aree verdi, sulle numerose zone rinaturalizzate dopo anni di abbandono, oggi veri e propri boschi urbani, sulle aree golenali del Reno, che verranno ricoperte di cemento e asfalto tra nuove corsie ed enormi opere accessorie come nuove rampe d’accesso, ponti fluviali, svincoli, rotonde, allungamento e innalzamento dei ponti stradali a scavalcare un nastro autostradale che diventerà più largo…
Insomma una colata di cemento incurante del messaggio recapitatoci dall’alluvione di maggio sul consumo di suolo, alla faccia della rappresentazione ufficiale che vuole Bologna città più progressista del mondo e indiscutibilmente green.

La conclusione del Trekking No Passante riguarda da vicino – geograficamente e politicamente – la nostra CSA, in quanto ha lasciato la tangenziale per concentrarsi invece sul cantiere del nuovo terminal della linea in costruzione del tram (che tanti alberi sta facendo fuori!).
Il capolinea della “linea rossa” infatti sorgerà proprio a Borgo Panigale, su terreni fino a pochi mesi fa agricoli che si estendono nel rettangolo delimitato dalla via Emilia a sud, dalla Persicetana a est e dalla tangenziale a nord, cioè immediatamente oltre il termine fisico della città (che così verrà spostato un po’ più in là).

Non dovete immaginare una semplice fermata di tram: è qualcosa che assomiglia molto di più a un vero e proprio nuovo polo direzionale in un quartiere a prevalenza residenziale e circondato dalla campagna, un quartiere probabilmente considerato dai nostri amministrori non abbastanza “smart” e bisognoso di una spintarella verso la gentrificazione.
Stiamo parlando infatti di ricoprire ben 8 ettari di terreno agricolo (dice qualcosa “consumo di suolo”?) con:

  1. il terminal del tram;
  2. un deposito per le carrozze del tram;
  3. un parcheggio da 380 posti auto (per chi? Ma non c’è già a pochi metri il parcheggio del centro commerciale?);
  4. addirittura 14 palazzine di uffici!

“A pensar male si fa peccato ma speso ci si prende” diceva quello, ed è ben difficile evitare di pensare che un simile mega-intervento non sia stato concepito apposta per portare a un risultato molto diverso e che il capolinea del nuovo mezzo sia fondamentalmente una foglia di fico. Assomiglia troppo, infatti, a un grimaldello atto ad attirare nuova urbanizzazione in un’area considerata “vuota”, ai fini della speculazione, attraverso l’aumento di valore dei terreni che si troveranno in prossimità di un centro direzionale super-collegato con il centro città e con le principali arterie.
Sarà anche solo un’idea da malpensanti, ma è prudente tenere gli occhi aperti sugli sviluppi di un progetto che dietro alla vernice green lascia trasparire il colore della speculazione e insiste proprio a pochi metri dai nostri campi.

La Marcia dei Sollevamenti della Terra ha poi proseguito il giorno seguente in treno fino a Porretta, dove ha affrontato il tema della costante riduzione dei servizi nelle aree della montagna quando invece i soldi per le grandi opere impattanti si trovano sempre, quindi a piedi in tre tappe fino al lago Scaffaiolo, in cima sul Corno alle scale, per poi terminare domenica 17 a Cutigliano, nel versante pistoiese.
L’idea di fondo era di collegare, in una visione “di territorio”, i progetti di grandi opere impattanti (almeno quelli più visibili, perché Bologna è investita in questi anni da ogni lato da una miriade di piccole e grandi colate di cemento!): dalla risaia di Ponticelli di Malalbergo, salavata in extremis dalla cementificazione a uso dell’ennesimo hub della logistica, al mortifero passante di Bologna, ai progetti gemelli di attacco alla montagna con la nuova seggiovia sul lato bolognese e la nuova funivia su quello pistoiese, che dovrebbero portare fantomatici sciatori in cima al Corno quando ormai, a causa della crisi climatica, la neve è purtroppo sempre di più un ricordo del passato.

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